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La mente in pista

Eccoci pronti a scendere in pista con il corpo e la mente. Partendo da evidenze scientifiche, discuteremo insieme di come rendere più efficiente la nostra corsa e di come sfruttare la corsa per migliorare il nostro cervello.


Corsa e cervello. Questione di interruttori

 Nel cervello del runner si accendono e spengono interruttori differenti rispetto a quello del “sedentario”. Nel runner si attiva più facilmente un interruttore che collega aree frontali (quelle anteriori) con quelle parietali (posteriori) del cervello. Questa parte del cervello, che chiameremo “esecutiva”, è importante per funzioni come attenzione, concentrazione, memoria e presa di decisioni.  Si spegne invece più facilmente l’interruttore del “cervello di default”, quello che ci fa vagare distratti con la mente, prigionieri dei nostri pensieri. Questo non è banale dal punto di vista della salute. Un eccesso di attivazione dei circuiti di default del cervello espone al rischio di patologie gravi come depressione, psicosi e deterioramento cognitivo.

In un certo senso, quando corriamo il cervello funziona in modo opposto rispetto a quando guardiamo distrattamente lo smartphone, scorrendo le pagine dei social network o vagando fra siti web alla ricerca di notizie mordi e fuggi. Dopo diversi minuti di attività di questo tipo ci si può sentire distratti, svuotati di energie e talvolta anche irrequieti. Dopo una corsa le sensazioni sono spesso opposte: calma, senso di focalizzazione, energia mentale e fisica che ci guidano nelle ore successive. Il running, come dice il mio amico Alberto, ottimo runner del nostro gruppo TORG, diventa così una via di “decompressione”, di “defusion”, una forma di “mindfulness in movimento”.

 

Il consiglio di oggi è dunque il seguente:

 

  • Spegni il “cervello di default” per cominciare a correre meglio da subito; corri meglio per attivare di più il “cervello esecutivo”.

 

Come si fa? Bisogna allenarsi e/o modificare i nostri allenamenti. Partiamo da tre punti.

1. Quando vai a correre non portarti dietro pensieri e preoccupazioni. Correre con lo smartphone acceso ad esempio è assai controproducente.

2. Corri invece focalizzato/a sul tuo corpo: sul ritmo dei passi, sulla sensazione di fatica, sul respiro. Anche sui doloretti muscolari se sei agli inizi. Entra in connessione con l’ambiente che ti circonda. Come dice un principio della medicina cinese, “senti la stagione”. Non correre d’inverno coperto/a come se fossi al polo nord. Un po’ di freddo sul corpo, un vento sferzante fra i capelli, gocce di pioggia che scorrono sul volto, la sensazione del tepore dei raggi solari… facilitano una connessione cruciale, quella fra corpo, mente e ambiente.

3. Lo so che molti di noi sono molto legati agli orologi gps per misurare ritmo, distanza, consumo calorico e molte altre variabili. Non lo abbandoneremo mai, ma il consiglio è di non stare rigidamente ancorati all’orologio. Il ritmo va sentito nelle gambe, nei piedi (presto parleremo molto di scarpe), nel respiro e ovviamente, prima di tutto, nella testa. Sia che siamo runner principianti o evoluti, facciamo degli esercizi per imparare a sentire il nostro ritmo e confrontiamolo solo alla fine della corsa con il ritmo misurato dal segnale gps. Una sproporzione netta fra ritmo percepito e ritmo reale indicherà che il nostro cervello non è ancora ottimizzato su questo aspetto cruciale della corsa, la corsa sarà meno efficiente e il cervello stesso ne trarrà meno beneficio.


Nei prossimi interventi sul blog costruiremo insieme degli esercizi, sia sul campo che “off-line”, per diventare dei cronometri viventi e non commettere errori in questo passaggio.


Attendo i vostri commenti, anche sulla pagina social Neuroteam.

Buona corsa!


Massimiliano O.

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